Giuliana Fugazzotto - Roberto Palmieri
Il Colascione sopravvissuto
- Publisher: Ut Orpheus
- Code: REM 1
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€ 9.95
Il lavoro che Giuliana Fugazzotto e Roberto Palmieri (che già ci ha dato un contributo molto importante sul doppio flauto) ci propongono è la prova di come l’osservazione attenta e continuativa di un territorio (in questo caso la provincia di Benevento) possa offrire interessanti sorprese che vanno oltre la specificità di un rinvenimento “etnologico” che può esser visto come marginale.
Sappiamo tutti come il colascione, strumento tanto citato nelle cronache del passato, sia assai poco conosciuto e studiato e, di conseguenza, non possa contare che su una bibliografia organologica assolutamente esigua. Così, le numerose testimonianze letterarie e iconografiche ad esso relative ancora attendono una più estesa considerazione e un impegno di attenta revisione critica. Gli interrogativi che il materiale disponibile (ma altro attende certo di esser portato alla conoscenza degli studiosi) ci pone sono molti, a cominciare da quelli dell’origine (turco-greca ?) dello strumento, dei tempi e dei modi del suo possibile trapianto (a Napoli ?), delle sue trasformazioni in Italia, dei tempi del suo uso colto, semicolto e popolare e così via.
È in questa prospettiva di questioni aperte e di problemi irrisolti che il rinvenimento dei “resti” di questo strumento nell’uso popolare di un’area marginale dell’Italia meridionale offre a Giuliana Fugazzotto e Roberto Palmieri l’occasione per superare l’ambito non inutile ma ristretto della semplice descrizione etno-organologica e dell’individuazione della sua specifica collocazione antropologica, nell’intenzione di recare un forse non piccolo contributo al più grande “problema del colascione”.
È quanto hanno cercato di fare Giuliana Fugazzotto e Roberto Palmieri nel loro impegno di collocare gli strumenti “residui” di Castelpoto nell’orizzonte anche culturale di una pratica musicale, un tempo non (soltanto) popolare, che ha avuto, in passato, al centro questo strumento, proponendo alla discussione il contributo di una documentazione di carattere etnomusicologico.
(Roberto Leydi)
Sappiamo tutti come il colascione, strumento tanto citato nelle cronache del passato, sia assai poco conosciuto e studiato e, di conseguenza, non possa contare che su una bibliografia organologica assolutamente esigua. Così, le numerose testimonianze letterarie e iconografiche ad esso relative ancora attendono una più estesa considerazione e un impegno di attenta revisione critica. Gli interrogativi che il materiale disponibile (ma altro attende certo di esser portato alla conoscenza degli studiosi) ci pone sono molti, a cominciare da quelli dell’origine (turco-greca ?) dello strumento, dei tempi e dei modi del suo possibile trapianto (a Napoli ?), delle sue trasformazioni in Italia, dei tempi del suo uso colto, semicolto e popolare e così via.
È in questa prospettiva di questioni aperte e di problemi irrisolti che il rinvenimento dei “resti” di questo strumento nell’uso popolare di un’area marginale dell’Italia meridionale offre a Giuliana Fugazzotto e Roberto Palmieri l’occasione per superare l’ambito non inutile ma ristretto della semplice descrizione etno-organologica e dell’individuazione della sua specifica collocazione antropologica, nell’intenzione di recare un forse non piccolo contributo al più grande “problema del colascione”.
È quanto hanno cercato di fare Giuliana Fugazzotto e Roberto Palmieri nel loro impegno di collocare gli strumenti “residui” di Castelpoto nell’orizzonte anche culturale di una pratica musicale, un tempo non (soltanto) popolare, che ha avuto, in passato, al centro questo strumento, proponendo alla discussione il contributo di una documentazione di carattere etnomusicologico.
(Roberto Leydi)
Author: Giuliana Fugazzotto - Roberto Palmieri
Publication Date: 11/1/1994
Pages: pp. 40
Size: 148x210 mm
Binding: Saddle stitching
ISBN: 978-88-8109-002-0
Code: REM 1